sabato 5 novembre 2016

Step 10- Emblemi

Questo post è incentrato sulla ricerca di un logo o stemma che esalti il colore oggetto del blog. Non trovando molti loghi abbastanza indicativi e specifici del vermiglio, per non ripiegare sul più generico colore rosso, ho quindi dedicato il mio approfondimento all'araldica. Nonostante il fatto che, come spiegato successivamente, negli stemmi i colori non vengano considerati nelle loro molteplici sfumature, mi è stato possibile collegare il vermiglio a numerose descrizioni di emblemi, di cui riporto alcuni dei più importanti. Prima però, per completezza, mi è sembrato opportuno fornire qualche nozione in più su questa disciplina e sull'importanza che riveste nell'ambito della ricerca storica.
Ex libris raffigurante uno stemma araldico
(XVIII secolo)
ARALDICA
È la scienza che ha per oggetto lo studio degli stemmi nobiliari o armi.
Tipico del guerriero medievale in Occidente fu l'uso, a partire dal sec. XII, di immagini o elementi decorativi di varia natura destinati alla sua identificazione e progressivamente e gradualmente codificati in veri e propri 'stemmi'. Lo studio di questi ultimi è l'oggetto dell'a. 'tradizionale'. Si tratta di emblemi appartenenti a un individuo, a una famiglia o a una persona morale, sottoposti nella loro composizione ad alcune speciali regole che si definiscono 'del blasone', poco numerose ma costrittive, soprattutto per quel che concerne l'uso dei colori; tali norme differenziano il sistema araldico da tutti gli altri sistemi emblematici, precedenti o posteriori, militari o civili.
La comparsa degli stemmi nell'Europa occidentale non è legata in alcun modo né alle crociate, né all'Oriente, ma al contrario appare determinata dall'evoluzione dell'equipaggiamento militare dei combattenti occidentali.
Le trasformazioni dell'elmo e dell'usbergo avevano reso il cavaliere irriconoscibile in battaglia e in torneo.
Stemma della città di Chioggia
Di conseguenza si diffuse a poco a poco l'abitudine di far dipingere sulla grande superficie piatta dello scudo figure animali, floreali, vegetali o geometriche che servivano a rendere identificabile il guerriero nel mezzo della mischia. Si può parlare di veri e propri stemmi quando il combattente comincia a fare uso costante delle medesime figure e dei medesimi colori per farsi identificare e quando certe norme di composizione cominciano a regolare l'associazione di queste figure e dei loro colori.
A seconda delle regioni, il fenomeno si instaurò fra il 1130 e il 1180. 
Dapprima individuali e riservati ai soli cavalieri, gli stemmi assunsero progressivamente carattere ereditario nell'ambito della classe dei bellatores (nobiltà guerriera): da segni d'identificazione in combattimento essi divennero, come il nome, segni d'identità. 
In seguito, a partire dai primi anni del sec. 13°, l'uso dello stemma si estese alle donne, agli ecclesiastici, agli abitanti dei borghi e delle città, a mercanti e artigiani e anche a contadini; quindi, alla fine del sec. 13° e nel 14°, quest'uso si estese alle comunità civili e religiose e alle istituzioni in genere; verso il 1350 gli stemmi erano diffusi in tutta la società occidentale.
Tale dato è assai importante poiché molto spesso, oggi, la conoscenza di questi stemmi è uno dei pochi, se non l'unico mezzo a disposizione per collocare i suddetti oggetti nel tempo e nello spazio, per ritrovarne il committente o i proprietari successivi, per ricostruirne la storia e le vicissitudini. 
Forme degli scudi
Per creare uno stemma è sufficiente disporre di tre elementi: campo, figure e colori. Il campo è delimitato da un contorno la cui forma è indifferente; il più frequente è quello scutiforme, il cui uso tuttavia non è imperativo né significante.
Il repertorio di figure che possono prendere posto in uno stemma è teoricamente illimitato; tuttavia in pratica, nel Medioevo, furono d'uso corrente solo una sessantina di figure geometriche risultanti dalla divisione del campo in un certo numero di liste o di spazi che ne occupavano due terzi mentre per un terzo comparivano piccole figure stilizzate quali stelle, crescenti, losanghe e più raramente anche piante, oggetti, edifici e figure umane. 


Pezze onorevoli


Infine i colori: due o più di essi o, in senso più ampio, metalli, o pellicce, sono associati all'interno dello stemma secondo regole molto rigide (i metalli sono l'oro e l'argento, sostitutivi di giallo e bianco; le pellicce sono l'ermellino e il vaio, con alcune loro varianti).

I colori sono il rosso, l'azzurro, il nero, il verde e il porpora; quest'ultimo ricorre molto di rado. La regola fondamentale per il loro uso proibisce di giustapporre colore su colore, metallo su metallo o pelliccia su pelliccia. Questa regola, fortemente costrittiva, fu ovunque rispettata nel Medioevo, costituendo il principale elemento sintattico all'interno dello stemma.
Un elemento che non svolge alcun ruolo da un punto di vista araldico è lo stile della rappresentazione.
Secondo le epoche, le regioni, i materiali e gli artisti, lo stesso stemma può essere rappresentato in mille modi diversi e ciò non ha nessuna importanza né alcun significato dal punto di vista araldico: è sempre lo stesso stemma, anche se visivamente appare sotto forme diverse.
Metalli, colori, foderature
Nell'araldica vige sempre la priorità della struttura sulla forma; anche le sfumature di colore non hanno alcuna rilevanza. I colori araldici sono colori astratti, intellettuali, assoluti, che l'artista può rendere liberamente o secondo il materiale su cui lavora. Il rosso, per es., può essere rosato, vermiglio, ciliegia, granato, ma ciò non ha alcun particolare significato araldico: è un rosso 'concettuale', al di là di ogni sfumatura. I colori araldici si riducono così a categorie pure, non essendo legati alla natura dei supporti, alle possibilità delle tecniche di tintura, alla chimica dei pigmenti, agli effetti del tempo e neanche a preoccupazioni di carattere estetico. Sono, in sostanza, colori puramente simbolici.
La descrizione dello stemma ha la peculiarità di enunciarsi in un linguaggio specifico e rigoroso, quello del blasone, che differisce del tutto, per sintassi e vocabolario, dal linguaggio comune (le differenze variano a seconda delle lingue e nel francese sono maggiori che nelle altre lingue europee).
Svariate decine di migliaia di stemmi medievali sono così giunti fino a oggi non sotto forma di stemmi dipinti o scolpiti, ma sotto forma di frasi enunciate con termini e costruzioni verbali. Grazie a queste formulazioni, con un minimo di dati, l'araldista è oggi in grado di ricostituire e persino di ridisegnare e dipingere qualunque stemma medievale.  Così anche a secoli di distanza è possibile passare indifferentemente dal testo all'immagine e dall'immagine al testo.

Vediamo dunque alcuni stemmi con le relative descrizioni in cui viene impiegato il colore vermiglio.
Stemma di Leopoldo I d'Asburgo



                                                                Descrizione:



"Il Blasone dell'Imperatore Leopoldo Cesare Austriaco porta in un campo d'oro un'aquila nera bicipite spiegante, diademata, rostrata, e armata di vermiglio, nel cui petto tiene uno scudo inquartato, nel primo punto fasciato, ò burellato d'argento, e vermiglio per il Regno d'Ungaria, nel secondo di vermiglio con un leone d'argento con la coda bipartita intorcigliata [...]" continua (pag. 243-244) 








Scudo della Lorena
Descrizione:

"La Lorena spiega lo scudo in otto parti d'Ongaria fasciato d'argento, e vermiglio di otto pezze. [...] D'Angiò d'azurro con un lione rivoltato d'oro, armato, lampassato, e coronato di vermiglio." continua (pag. 249)

Scudo del Regno di Polonia

Descrizione:
"Spiega per arme il Regno di Polonia uno scudo inquartato, nel I. e IV. punto vermiglio cò l'Aquila d'Argento, coronata, e membrata d'oro, ch'è per Polonia, nel secondo, e terzo vermiglio con un Cavaliero d'Argento Armato [...]" continua (pag. 259)


Scudo d'Inghilterra


Stemma del Portogallo
Descrizione:

"L'arme di Portogallo sono d'argento a cinque feudi d'azurro [...] il fuedo attorniato di color vermiglio a sette Castelli d'oro; trè in testa, due in fianco, e due in punta."




Vermiglio è inoltre il nome di un comune italiano, in provincia di Trento, di cui riporto lo stemma.



Comune di Vermiglio



Per quanto riguarda i loghi, invece, mi è sembrato identificativo il seguente, appartenente ad una azienda di vitivinicoltori di tradizione familiare.

Logo azienda Rossovermiglio






Descrizione:

Il logo rappresenta un racconto della mitologia greca . Il mito ci narra di Dioniso-Bacco, dio del vino e dell’estasi che, rapito dai pirati, ebbe salva la vita trasformando l’albero maestro della nave in una gigantesca pianta di vite. I pirati spaventati ed in preda al terrore si tuffarono in mare.


Fonti:

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