domenica 23 ottobre 2016

Step 04- I colori nel mito



Questo step, come suggerito dal titolo, è basato sulla ricerca della presenza del vermiglio negli antichi miti.
Da questo approfondimento è emerso che il colore in oggetto è stato usato molto spesso nella letteratura, tuttavia, per quanto riguarda il mito, il più importante è quello di Piramo e Tisbe.
Piramo e Tisbe sono due personaggi, le cui gesta, già narrate da ignota fonte ellenistica, furono rese celebri da Ovidio nelle Metamorfosi (IV liber, vv 55-166), il quale le ambientò nella città di Babilonia.

Piramo e Tisbe              
Abraham Hondius (1631-1691)
Secondo la leggenda nella versione ovidiana, l'amore dei due giovani era contrastato dai parenti, e i due, che erano vicini di casa, erano costretti a parlarsi attraverso una crepa nel muro che separava le loro abitazioni. Questa difficile situazione li indusse a programmare la loro fuga d'amore. Nel luogo dell'appuntamento, che era vicino ad un gelso, Tisbe, arrivata per prima, incontra una leonessa dalla quale si mette in salvo perdendo un velo che viene stracciato e macchiato di sangue dalla belva stessa. Piramo trova il velo macchiato dell'amata e, credendola morta, si suicida lanciandosi sulla spada. Sopraggiunge Tisbe che lo trova in fin di vita e, mentre tenta di rianimarlo, gli sussurra il proprio nome: Piramo riapre gli occhi e riesce a guardarla prima di morire. Per il grande dolore, anche Tisbe si lancia sulla spada dell'amato sotto il gelso. Tanta è la pietà degli Dei nell'ascoltare le preghiere di Tisbe che trasformano i frutti del gelso, intriso del sangue dei due amanti, in color vermiglio.
Arborei fetus adspergine caedis in atram
 vertuntur faciem, madefactaque sanguine radix
 purpureo tinguit pendentia mora colore.” 
Ovidio, Metamorfosi IV 125-127

Questo mito, e con lui il colore vermiglio, è stato successivamente ripreso da grandi nomi della letteratura italiana e non, lo ritroviamo ad esempio nel Purgatorio della Divina Commedia di Dante o nel Filocolo di Boccaccio:

           La Divina Commedia, Venezia 1555.

           Esemplare dedicato da Orazio Morandi

                 a Galileo Galilei





“Come al nome di Tisbe aperse il ciglio                           Piramo in su la morte, e riguardolla,
allor che ‘l gelso diventò vermiglio […]“
Dante Alighieri, Purgatorio, XXVII, vv. 37-42


Codice riportante un passo del Filocolo.
Codex Christianei,
 conservato nella
Bibliotheca Gymnasii Altonani
(Amburgo)






“Per quale altra cagione diventò il gelso vermiglio, se non per l'ardente fiamma costretta, la quale prese più forza ne' due amanti costretti di non vedersi?”
Giovanni Boccaccio, Filocolo II, 9






Il v. si trova anche nel Cantico dei Cantici, testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana.
Attribuito al re Salomone, celebre per la sua saggezza, per i suoi canti e anche per i suoi amori, il Cantico dei Cantici fu composto non prima del IV secolo a.C. ed è uno degli ultimi testi accolti nel canone della Bibbia, addirittura un secolo dopo la nascita di Cristo.

[10] Il mio diletto è bianco e vermiglio,
  riconoscibile fra mille e mille.
  [11] Il suo capo è oro, oro puro,
  i suoi riccioli grappoli di palma,
  neri come il corvo.”
Cantico 5,2-6,3
Capolettera di un passo del Cantico dei cantici,
 miniatura del XV secolo (Modena, Biblioteca Estense)
 Fonti:
http://www.filitesi.it/archivio/Magnani.pdf
http://www.cultura.comune.forli.fc.it/upload/cultura/gestionedocumentale/PIRAMO%20e%20TISBE_784_3034.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Piramo_e_Tisbe


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